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Quando il corpo si chiude al sesso

anna

E’ stato il mio primo fidanzato, a 20 anni, a farmi capire che la chiusura, il rifiuto e la paura che avevo verso qualsiasi tipo di penetrazione non era interamente legata al dubbio di avere davanti la persona giusta. Avevo timore di qualsiasi cosa potesse entrare in vagina, dai tamponi, alle dita, per non parlare del pene. Dopo aver iniziato una terapia con una ginecologa affiancato a sedute settimanali con uno psicologo, che non portavano ai risultati sperati, sono arrivata dal Dottor Bernorio in condizioni disperate: maledicevo ogni giorno quel problema che chiamavano ‘vaginismo’ e mi chiedevo perché fosse capitato proprio a me.

Il Dottor Bernorio mi ha spiegato che alla base del vaginismo possono esserci diverse cause, che la sua terapia verteva sul raggiungimento all’obiettivo con l’ausilio sì di un counselling psicologico, ma che non ci saremmo soffermati eccessivamente sulle cause del problema, bensì avremmo lavorato in modo pratico. Era esattamente ciò che stavo cercando. Sentivo di aver bisogno di qualcuno che mi mettesse davanti al problema in modo pragmatico.

Il Dottore mi ha fatto fare alcuni colloqui per conoscermi e capire molte cose di me, poi, d’accordo con me, è iniziato il lavoro sul lettino. Dopo avermi fatto vedere un video per aiutarmi a conoscere meglio il mio corpo (ammetto con qualche mia riluttanza) e successivamente avermi fatto osservare con uno specchio, mi ha spiegato che i dilatatori con i quali avevo già lavorato mi erano stati presentati in maniera sbagliata. Nessuna donna con vaginismo infatti, dovrebbe trovarsi a comprarli da sola e averli davanti tutti assieme senza ben sapere come e dove metterli, com’era successo a me.

Il Dottore ha cominciato dal primo, mostrandomi di volta in volta come inserirli, ma facendolo sempre fare a me, e con lui di fianco era abbastanza semplice. Mi dava molto coraggio e poi con lui sentivo che non poteva succedermi niente. Io dovevo poi replicare questi movimenti a casa e ammetto che molte volte venivo meno, non li facevo o non mi riuscivano. Diverse volte ho anche scritto al Dottore durante i miei “esercizi” perché ero bloccata, mentre magari sul lettino ci ero riuscita. La costante del Dottore è sempre stata quella di dirmi “ripeti a te stessa che se ce la fai nel mio studio, ce la farai a casa”. Prima di passare al dilatatore successivo ci siamo sempre sincerati che io fossi a mio agio con quello precedente, così ho imparato a infilarli anche da in piedi. Ci tengo a sottolineare che non sono mancati momenti di panico, sconforto e crisi, anche con il mio fidanzato. Molte volte mi sono sentita strana, inadeguata, e me la prendevo con me stessa e il mio modo di essere.

E’ un percorso che prevede gioie e dolori, ma s’impara a conviverci se si punta dritto all’obiettivo.

Finita la parte individuale, il Dottore ha coinvolto il mio ragazzo poichè, acquisita fiducia coi dilatatori, dovevo provare a lasciare il controllo in mano a lui, in vista di un rapporto.

Gli esercizi col mio fidanzato hanno superato le aspettative. Si trattava di infilare i dilatatori in diverse posizioni e far sì che fosse lui a muoverli dentro di me.

Superata quella fase -per noi piuttosto breve - il Dottore ci ha detto che eravamo pronti per avere un rapporto completo: io e il mio fidanzato ci siamo sempre aiutati con i dilatatori prima del rapporto e l’ausilio di gel lubrificanti, che hanno aiutato molto e dopo qualche prima incertezza, abbiamo avuto il nostro primo rapporto completo! Non mi sento di affermare che vivo già una vita sessuale completamente serena, ma penso che ora sia tutto in discesa e che io debba ancora scoprire tante cose di questo universo che prima mi era oscuro e ostile.

Ci tengo a ringraziare di cuore il Dottore perché con lui ho capito subito che avrei raggiunto il mio obiettivo e se ora non convivo più con questo problema è anche grazie al suo lavoro, corretto e costante, che ha saputo coinvolgermi nel migliore dei modi.